La comunista

La comunista

Ermanno Rea

Language: Italian

Pages: 55

ISBN: 2:00274973

Format: PDF / Kindle (mobi) / ePub


Napoli e la sua gente, il presente e il passato di una città e di un’intera nazione affamate di speranza e di futuro. Ermanno Rea torna con La comunista sui suoi passi, torna a Mistero napoletano, ma il personaggio che ci presenta non è più, come in quel vecchio romanzo, una donna in carne e ossa, bensì il suo fantasma, una creatura evanescente anche se, a momenti, terribilmente reale, capace di parlare, sorridere, piangere, come quando era viva e colmava ogni possibile vuoto con la sua incontenibile esuberanza. Anche adesso, benché fantasma, Francesca riempie di sé la scena del racconto, svelando pian piano la ragione del suo «ritorno» a Napoli. Testimone e messaggera, questa presunta donna-scandalo allude a una resurrezione ancora possibile della città, che può essere salvata – ella dice – soltanto dall’utopia, da un pensiero folle, da una passione, dalla capacità collettiva di credere nell’impossibile. Una narrazione non soltanto di grande tensione emotiva, ma aperta alla speranza e alla fiducia nel genio creativo degli abitanti del pianeta «Mezzogiorno». E che si tinge anche di altri colori e riflessioni intorno alla vecchiaia, all’amore, alle macerie della politica e al potere sempre vivificante dell’amicizia e a quello necessario della memoria.
Anche L’occhio del Vesuvio è una storia che ha, a sua volta, i colori e lo spessore dell’allucinazione. La trama è lineare, benché sovrastata dalla presenza minacciosa del Vesuvio, trasformato esso stesso in attore, personaggio neppure troppo secondario della vicenda. Distruggerà Napoli? La domanda è ripetutamente evocata, soprattutto dal co-protagonista del racconto, il grecista Lucio Ammenda, insaziabile e disordinato collezionista di libri, parte dei quali dedicati proprio al «formidabil monte» e ai suoi misteri. Ma a differenza del giovane polacco Tadeusz, deputato a costruire una degna biblioteca (di stile settecentesco) per questo sterminato patrimonio libresco, il professor Ammenda non teme tanto il rischio di un’eruzione quanto le conseguenze dell’accidia dei suoi concittadini e dell’inetta classe dirigente.
Due racconti esemplari in cui l’autore, fedele ai suoi temi più cari, con sguardo acuto e fermo scruta il nostro presente e lo fotografa, lo mette a nudo sulla pagina in uno stile terso e pulito, «perfetto».

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

dall’aspetto straniero e trasandato. Era un uomo di media statura, aveva un colorito latteo, un volto avido e infantile, capelli lisci di un biondo medio, occhi mobilissimi. Lei disse in maniera secca al professore: �Dovrebbe essere un giardiniere, anche se io non ci credo. Non conosce una sola parola d’italiano. È polacco. Il parroco mi ha assicurato che si tratta di una brava persona arrivata in Italia in cerca di lavoro. Ne ha un disperato bisogno. Vive assieme a una decina di connazionali in

presente tra quelle mura. Quanto all’esterno della casa, dissi, rammento come uno svolazzare di polli, un odore di stallatico in una serata trionfante di stelle… Smettila! Vuoi farmi commuovere? Smetto, va bene. Tu però parlami ancora delle tue peregrinazioni. Chissà in quanti luoghi-simbolo della tua esistenza ti sei avventurata. Ognuno di noi ha una sua topografia segreta, una sorta di stradario intimo, la mappa che segnala gli spazi più significativi del proprio vissuto, della propria

un volumetto e si mise a leggere: �Ma la divina città che amiamo, deve morire; la crediamo immortale ed è sacrata alla morte, la crediamo eterna e la sua vita è tenue come quella di un bambino. Deve morire, morrà; si dovrà dire al viandante pensoso e malinconico: qui fu Napoli […]. Quando la montagna vorrà, Napoli sarà distrutta: e il terribile e bel vicino che noi guardiamo con ammirazione e con affetto, poiché egli è tanta parte della bellezza napoletana, sarà il carnefice. E nessuno ne saprà

corrispondono, con pauroso miracolo ridestati, le eruzioni del monte Echia, dell’Epomeo e di Pozzuoli. Piove la morte. Nel clamore disperato dei morenti, nel fragore delle case che crollano, nel tuono del terremoto, nella spaventosa tempesta del mare che si rizza incollerito o ribelle, nel bagliore sanguigno che appena rischiara le cupe tenebre, in uno sconquasso che capovolge la natura e le cose, la lava vittoriosa entra in Napoli e Napoli finisce di morire in un incendio colossale». �Ma chi è

quanti decenni quelle pareti non conoscevano la carezza di un pennello? Forse da quando la casa era stata costruita. Originariamente bianche, erano diventate di un indefinibile color caffellatte, oltre ad apparire coperte di bolle, come afflitte da un morbo incurabile. Ammenda assisteva muto al lavoro del polacco, che invece ostentava un’aria di allegra alacrità. �Sei felice, Tadeusz?» �Sono felice, professore. Sono felice per te. Non era questo che volevi?» Una sera Ammenda andò a trovare il

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